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Rossopomodoro: le versioni della cameriera senegalese e del dipendente che spruzzava il deodorante

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rossopomodoro milano antonio kadija filmati

Il video girato all'interno delle cucine di Rossopomodoro a Milano ha fatto il giro del web. La clip nella quale un uomo spruzza del deodorante a dei ragazzi stranieri ha scatenato una grossa polemica, ma adesso è il protagonista del filmato a parlare.
La Repubblica ha intervistato Antonio Faccetti:

"Il video  non rappresenta la verità e la realtà dei fatti: ogni giorno, quando siamo al lavoro, scherziamo tra noi e facciamo video di ogni genere senza mai l'intenzione di ferirci o offenderci. Il clima di lavoro è sempre stato, e resterà divertente , rispettoso e cordiale. Riprende solo momenti di ilarità tra colleghi con i quali condividiamo ore di lavoro: a me, per esempio, mi chiamano sempre tenendo un cavatappi in mano perché mi identificano satiricamente con un tappo a causa della mia bassa statura.

Hanno fatto apparire uno scherzo, una scena goliardica con i miei allievi come un atto di discriminazione e razzismo che assolutamente non fa parte della mia cultura. Ho incarico l'avvocato Angelo Pisani di chiarire la realtà dei fatti e quanto non si vede nel video, a tutela di ogni mio diritto ed interesse. Niente rovinerà il vero rapporto di amicizia che c'è con Abdul e con gli altri miei colleghi".

La versione della ragazza che ha pubblicato il video però è diversa da quella di Antonio.

"Il video è stato girato sabato mattina. - dichiara Kadija a La Repubblica - Uno dei responsabili della pizzeria ha mandato un altro ragazzo, sempre straniero, a comprare il deodorante. "Dobbiamo profumare i tuoi paesani" gli ha detto. E non era uno scherzo.

Veniamo trattati male perché siamo di colore, anche io sono stata offesa tante volte, "stranieri di m", "puttana", senza motivo poi. Io non voglio più tornare a lavorare in queste condizioni, è che ho bisogno di lavorare perché mantengo anche la mia famiglia. Ma così non si può più. Dobbiamo denunciare. Io ho sempre fatto il mio dovere, nessuno si è mai lamentato del mio lavoro, ma non è giusto essere trattati così, non si può soffrire così".

Come prevedibile le due verità sono opposte, adesso starà a Rossopomodoro indagare.

 

 

Fonte: La Repubblica

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